mercoledì 12 giugno 2019

Il "valore" nel pensiero occidentale

 
Valore economico e valore materiale
Il cristianesimo ha notevolmente sviluppato il concetto di "persona", introducendo, per così dire, il valore della responsabilità personale, l'idea di libera scelta, il primato della coscienza...
Prima del cristianesimo era considerato "persona" solo l'individuo che disponeva di un certo potere o che ricopriva un qualche ruolo ufficialmente riconosciuto. Non si era "persona in sé", a prescindere da tutto, ma soltanto in rapporto a qualcosa di estrinseco. Il valore di una persona era dato da qualcosa di "esterno", che l'individuo doveva "possedere" per essere considerato qualcuno.
Nel mondo romano occorreva almeno lo status di cittadino libero: cosa che distingueva il romano dallo straniero, il libero dallo schiavo. Poi naturalmente vi erano i ruoli politici, sociali, culturali, religiosi.
Fra i cittadini liberi, l'uomo era più "persona" della donna, e il vecchio più del giovane.
I guai sono venuti quando il cristianesimo, nella forma storica del cattolicesimo-romano, ha rinunciato politicamente alla prassi comunitaria, trasformando il ruolo del pontefice in una monarchia teocratica assoluta. La conseguenza è stata la trasformazione del valore della persona in un concetto meramente astratto, oggetto di speculazione filosofica, cui appellarsi soprattutto quando la prassi individualistica comportava degli eccessi pericolosi. 
Nel momento stesso in cui la contraddizione fra politica autoritaria e collettivismo più o meno democratico è giunta al culmine della tollerabilità, è nato il protestantesimo, che ha legittimato l'individualismo anche sul piano sociale. Ed è stato così che è poi nato il capitalismo.
Questa maschera non è stata necessaria nei paesi extra-europei, dove, anche se sul piano pratico l'esigenza comunitaria si manifestava con un certo vigore, non si era ancora arrivati, in mancanza della profondità del cristianesimo, a elaborare un'ideologia del valore assoluto della persona. L'individuo veniva semplicemente considerato come una parte del tutto e mai, in nessun caso, come un elemento che, in virtù della propria consapevolezza di sé, poteva porsi al di sopra dei limiti comunitari e naturali.
Ciascuno dei criteri sulla base dei quali un individuo o una collettività stabilisce quali idee, comportamenti, fini o mezzi sono giudicati giusti e perseguibili e quali ingiusti. I valori, perciò, influenzano le norme sociali, ma si differenziano da esse per il carattere puramente astratto. Questo approccio ignora però i conflitti di valori che interessano numerose società, anche nella forma del mutamento culturale (come nel caso dei valori postmaterialistici dei principali Paesi occidentali), esaspera il carattere normativo dei valori stessi e trascura i condizionamenti della struttura sociale (il riferimento ai valori è spesso un potente strumento di controllo sociale).

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