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mercoledì 12 giugno 2019

La filosofia dei valori

Si tratta di un ampio movimento filosofico che, opponendosi al materialismo positivistico e al nichilismo nietzschiano e rifacendosi alla rinascita del Kantismo nella seconda metà del XIX secolo, affronta il problema dei valori morali intesi come convalidati dalla loro universalità e da quella metafisica ispirata da Kant. 

Preside Kant
Secondo la filosofia morale di Kant, le azioni quali mentire non erano permesse perchè non le si poteva "universalizzare" coerentemente. Se tutti mentissero costantemente, verrebbe minato il concetto fondamentale della menzogna, dal momento che nessuno crederebbe a nulla di quello che qualcun altro ha detto, facendo perdere lo scopo del mentire.
Inoltre, Kant riteneva che per poter ritenere un'azione morale, essa dovesse essere compiuta al di fuori di ogni senso del dovere. Per un pompiere, salvare una persona da un edificio in fiamme, non è un atto eroico o morale, secondo Kant, si  tratta solo di senso del dovere e responsabilità.

Kant considerava valida l'universalità filosofica dei valori, non come premessa, ma come postulato della morale: essa così esercitava un primato rispetto alla ragion pura: «dal valore all'essere, non già dall'essere al valore.»
Alla base dei postulati della ragion pratica kantiana, infatti, non vi è un "so" ma un "voglio": «voglio che esista Dio, voglio che la mia esistenza in questo mondo sia anche un'esistenza nel mondo intelligibile, voglio che la mia durata sia senza fine.»
Se i postulati, quindi, non potranno mai assumere il valore di un vero e proprio sapere, nello stesso tempo, però, nessun progresso scientifico potrà mai metterli in dubbio; anzi è proprio la loro insostenibilità razionale che darà valore all'azione morale. La scienza e il mondo naturale trovano quindi il loro significato non in se stessi ma solo se riferiti a una metafisica morale.
Per la filosofia dei valori l'essere allora si identifica con il valore: «Esiste veramente quello che vale; quello che non vale non è o quanto meno tende a non essere.».

Contrapponendosi alle tesi dei neokantiani Max Weber (1864–1920) rifiutò l'idea che i valori avessero un qualche significato metafisico mentre possedevano una "trascendenza normativa" nel senso che essi costituiscono i punti di riferimento di ogni concreta azione storica. Quando però i valori si concretizzano storicamente nello stesso tempo appaiono i loro conflitti interni per cui non possono essere assunti come sicuramente validi e l'uomo è costretto a una scelta che li riporta alla problematicità e al condizionamento storico.

Con Martin Heidegger (1889–1976), infine, si è voluta dissolvere ogni filosofia dei valori in nome della nietzschiana svalutazione e fine di tutti i valori che però si presenta come una concezione contraddittoria quando Nietzsche stesso auspica metafisicamente una "trasmutazione di tutti i valori" e la creazione di nuove «tavole di valori».

(fumetto da existential comics)

venerdì 7 giugno 2019

Relativismo etico sofistico


Equilibrio etico
I sofisti avanzano una nuova concezione del mondo greco concentrando la riflessione filosofica non più sulla physis ma sull'uomo.
L'uomo è collegato al mondo tramite i sensi e questi danno delle cose una visione che:
  • muta da individuo a individuo;
  • muta nello stesso individuo;
  • dura sin che dura la sensazione istantanea e fuggevole.
Quindi non sapremo mai ciò che è vero e ciò che è falso ma solo ciò che a noi sembra vero o ciò che a noi conviene far sembrare vero. Analogamente per il rapporto tra teoria e pratica svanisce ogni distinzione tra bene e male.

La virtù con i sofisti non dipende più dalla nascita ma dal sapere accessibile a tutti quelli che possono pagarselo. Essi superano l'antico ideale aristocratico guerriero del bello e del buono (kalokagathia), della forza fisica e del valore, e per questo sono avversati dai regimi conservatori e benpensanti scandalizzati dall'insegnamento a pagamento di una educazione che prima si trasmetteva di padre in figlio.

Il dovere di comportarsi varierà a seconda del soggetto, della sua età, della sua cultura, delle circostanze.
Quando Gorgia fu incaricato dal governo ateniese di celebrare i caduti nella guerra del Peloponneso egli disse che questi non furono eroi, ma sono da onorare perché accettarono la situazione in cui si trovarono e seppero agire come le circostanze richiedevano, seppero cioè rispondere all'apparenza della situazione.