Si tratta di un ampio movimento filosofico che, opponendosi al materialismo positivistico e al nichilismo nietzschiano e rifacendosi alla rinascita del Kantismo nella seconda metà del XIX secolo, affronta il problema dei valori morali intesi come convalidati dalla loro universalità e da quella metafisica ispirata da Kant.
Preside Kant |
Inoltre, Kant riteneva che per poter ritenere un'azione morale, essa dovesse essere compiuta al di fuori di ogni senso del dovere. Per un pompiere, salvare una persona da un edificio in fiamme, non è un atto eroico o morale, secondo Kant, si tratta solo di senso del dovere e responsabilità.
Kant considerava valida l'universalità filosofica dei valori, non
come premessa, ma come postulato della morale: essa così esercitava un primato rispetto alla ragion pura: «dal valore all'essere, non già dall'essere al valore.»
Alla base dei postulati della ragion pratica kantiana, infatti, non vi è un "so" ma un "voglio": «voglio
che esista Dio, voglio che la mia esistenza in questo mondo sia anche
un'esistenza nel mondo intelligibile, voglio che la mia durata sia senza
fine.»
Se i postulati, quindi, non potranno mai assumere il valore di un
vero e proprio sapere, nello stesso tempo, però, nessun progresso
scientifico potrà mai metterli in dubbio; anzi è proprio la loro
insostenibilità razionale che darà valore all'azione morale. La scienza e
il mondo naturale trovano quindi il loro significato non in se stessi
ma solo se riferiti a una metafisica morale.
Per la filosofia dei valori l'essere allora si identifica con il valore: «Esiste veramente quello che vale; quello che non vale non è o quanto meno tende a non essere.».
Contrapponendosi alle tesi dei neokantiani Max Weber
(1864–1920) rifiutò l'idea che i valori avessero un qualche significato
metafisico mentre possedevano una "trascendenza normativa" nel senso
che essi costituiscono i punti di riferimento di ogni concreta azione
storica. Quando però i valori si concretizzano storicamente nello stesso
tempo appaiono i loro conflitti interni per cui non possono essere
assunti come sicuramente validi e l'uomo è costretto a una scelta che li
riporta alla problematicità e al condizionamento storico.
Con Martin Heidegger (1889–1976), infine, si è voluta dissolvere ogni filosofia dei valori in nome della nietzschiana
svalutazione e fine di tutti i valori che però si presenta come una
concezione contraddittoria quando Nietzsche stesso auspica
metafisicamente una "trasmutazione di tutti i valori" e la creazione di
nuove «tavole di valori».
(fumetto da existential comics)
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